da Globalità dei Linguaggi, n° 12 - Dall'Arte all'Integrazione
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- Pubblicato Venerdì, 27 Gennaio 2012 10: :36
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da Globalità dei Linguaggi n° 12 sett. 2011 - MusicArTerapia
(metodo Stefania Guerralisi)
Periodico semestrale della Università Popolare di MusicArTerapia (UPMAT)
Dall’Arte all’Integrazione
In un numero precedente di questa Rivista (n°6) avevo presentato il Laboratorio di MusicArTerapia nella Globalità dei Linguaggi, da me condotto presso il Centro Riabilitativo di Marino (RM) per portatori di handicap psicofisici, realizzato dall’associazione di genitori “Assohandicap”. Quello che propongo qui è un bilancio personale di questa esperienza, tuttora in corso.
Il Viandante
“Che il suo viaggio sia soltanto interiore o anche esteriore, il Viandante compie un grosso salto di fede per rifiutare i vecchi ruoli sociali, che ha impersonato per compiacenza o per garantirsi la sicurezza e per provare invece a scoprire la propria identità e il proprio fine.”
(C. S. Pearson, L’Eroe dentro di noi, Roma 1990)
L’integrazione con i disabili, come condizione di possibile rinascita, è iniziata proprio sentendomi così: un Viandante tra i Viandanti, in un viaggio da fare insieme, coinvolta dal loro modo di essere, apparentemente insensato, catturata dalla loro identità. Il Viandante si ritrova nella Globalità dei Linguaggi in quella forma simbolica che Jung definì come archetipo fra i suoi modelli di pensiero. Credo che la motivazione, il senso e l’ispirazione facciano parte dell’arte e che tutto il mio lavoro insieme a loro continui, con quell’entusiasmo iniziale, a ricercare dentro di me e in loro potenziali umani. Henri Bergson ne L’evoluzione creatrice osserva che noi esseri umani abbiamo la possibilità di cogliere, nella nostra interiorità, il flusso incessante e creativo della vita, lo slancio vitale. Esso ci si presenta come flusso incessante della coscienza, inesorabile mutamento, continua creazione di diversità. La durata, il tempo interiore, è pura qualità. Lo slancio vitale anima la materia che gli resiste, che gli pone ostacolo. Schopenhauer, d’altro canto, sosteneva che cogliamo in noi stessi come bisogno, desiderio, brama e volere, la potenza creativa che genera ogni cosa, la volontà. In questi dodici anni lo slancio vitale, in continua metamorfosi, si è trasformato in un confronto di vita che non è mai scontato e che ha in sé, come unica prospettiva, l’arte di vivere.
La consapevolezza
In questa simbiosi intuitiva, l’artista-terapeuta può riconoscersi come uno strumento flessibile e modificabile davanti alle opere con cui opera, individua che ogni processo creativo corrisponde ai loro movimenti corporei, ad una identità costituita da suoni, forme e colori da ri-creare nella condivisione, in una trasformazione possibile. La Globalità dei Linguaggi di Stefania Guerra Lisi ha confermato tutto ciò che provavo, dando un nome ad ogni mia intuizione. Vorrei citare colui che si incammina a percorrere questo viaggio, lo spirito e la passione con la quale si accinge a percorrere un mondo ricco di paesaggi da scoprire: l’Operatore in MusicArTerapia nella Globalità dei Linguaggi, secondo la disciplina, figura professionale descritta nel suo vocabolario, “… considera la vita come valore primario. Crede nei potenziali umani, inestinguibili in qualunque condizione psicofisiologica e culturale. Pertanto non rinuncia mai a intervenire per migliorare la qualità della vita. Considera l’essere umano una unità psicosomatica; pertanto non pratica discipline o metodi che trattano in modo autonomo la psiche ed il corpo. Considera sempre la diversità come valore sociale, e il portatore di handicap come portatore di cultura. Ha come suo obiettivo preferenziale dare senso ai comportamenti insensati. Promuove costantemente l’Integrazione come sviluppo, crescita, compimento della persona e del gruppo umano, e l’animazione come risveglio di potenziali latenti, repressi o rimossi di persone, gruppi, collettività. In questo senso il suo progetto educativo – terapeutico si sviluppa coerentemente in progetto politico. Nell’interazione ha un comportamento di parità e condivisione, e per questo si mette in gioco in un corpo a corpo fisico. La sua specifica operatività è il Progetto Persona come cura globale, indissolubilmente affettivo - educativo – terapeutica, della persona come tale, mediante la comunicazione e l’espressione con tutti i linguaggi. Nell’ottica dell’ integrazione promuove il “grembo sociale”; per questo al rapporto individuale uno – a – uno preferisce il lavoro con “gruppi integrati”, che coinvolge le famiglie e le realtà socio – sanitarie, favorendo un lavoro di rete sociale.
Il processo evolutivo
Ricordo che, nella mia attività terapeutica, fin da subito, mi affidai al mio intuito per poter incontrare veramente la personalità delle persone con handicap con cui operavo, restando sospesa all’ascolto del loro linguaggio. Seguivo il senso diverso delle cose, senza dare un ordine ed un giudizio: come Francesco Alberoni, in Valori, afferma,“quando sboccia la coscienza, si presenta come intuizione. l’Arte è intuizione, adesione intima delle cose, partecipazione diretta ed immediata alla loro unità organica”. Aggiunge, “L’artista riesce a tuffarsi nel flusso vitale che ha creato il processo evolutivo e la sua intuizione è un atto creativo che riemerge di tanto in tanto, proprio come la spinta evolutiva della vita che rompe la forme esistenti e ne fa apparire delle nuove.” Credo che la motivazione dell’essere umano, della propria scelta operativa, sia un’occasione nella quale far nascere lo sviluppo vicariante della propria identità espressiva in una evoluzione comunicativa. Negli ambiti artistici di competenza, come nella mia esperienza di vita, con la realtà dell’handicap è stato possibile strutturare un laboratorio-grembo nel quale far rivivere la diversità come un valore sociale, guardando al portatore d’handicap come portatore di cultura, da cui far nascere l’Integrazione, credendo nelle sue potenzialità. Con questa consapevolezza cercai di attingere dalle mie capacità espressive, in una risonanza con le loro vibrazioni comunicative anche quando, mute, cercavano ascolto ed interpretazione nel voler fare, con gesti apparentemente insensati del loro linguaggio corporeo. Con loro sentii di avere un rapporto di parità relazionale e di condivisione che mi consentì una vera inter-azione nel corpo a corpo, con la consapevolezza che ognuno è espressione di sé in uno stile proprio, con un certo modo di essere. La mia è stata una scelta di passione e una ricerca con la quale avvicinarmi sempre di più per poter appagare il desiderio e la curiosità di scoprire spazi che non mi erano ancora comprensibili, di esplorare nuove realtà espressive e comprenderne il significato per poter poi entrare nel loro mondo e, insieme, valorizzarlo. Il bilancio di questo percorso, Dall’arte all’integrazione, vuole essere anche un racconto-riflessione, un corpo a corpo sulle mie motivazioni professionali come Operatore in MusicArTerapia nella Globalità dei Linguaggi, affinché la mia specifica operosità sia essenzialmente adoperata per favorire nella persona una cura globale, mediante la comunicazione e l’espressione che l’operatore e la persona con disabilità hanno in comune. Credo che, come la percezione attiva i nostri sensi, l’arte, attraverso essi, sopravvive con tutti i suoi linguaggi espressivi, anche i più nascosti, rendendo possibile l’integrazione: senza di essa qualunque vita non potrebbe evolversi da un grembo materno ad un grembo sociale.
*Artista, OMAT nella GdL - marialuisatrinca@yahoo.it